VILLAGGIO E IPOGEO DI SAN SALVATORE

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Divenuto particolarmente famoso alla fine degli anni ‘60, quando venne adibito a set per l’ambientazione di film “spaghetti western”, con archi e saloon, simile a un improbabile villaggio messicano, il novenario di San Salvatore ha, in realtà, una storia ben più antica e una notevole importanza sia a livello archeologico sia a livello religioso. Caratterizzato dalla cintura di basse unità abitative, l’aspetto attuale del villaggio data, con ogni probabilità, alla seconda metà del Seicento, quando la Chiesa istituì i riti della novena ma l’area, ubicata tra stagni e basse colline, reca importanti tracce di frequentazione già in età neolitica con una vocazione cultuale che si è mantenuta per millenni, a testimoniarlo, l’ipogeo sotto la chiesetta tardosettecentesca dedicata al Salvatore. Databile al IV sec. d.C., vi si accede tramite una scalinata ed è costituito da una serie di ambienti scavati nella roccia nella parte inferiore e con filari di laterizi alternati a filari di conci litici nella parte superiore. La scalinata immette in un corridoio su cui affacciano due vani rettangolari coperti a volta mentre, al termine del corridoio, è ubicato un piccolo ambiente circolare cupolato con pozzo circoscritto da un’alta ghiera quadrata su cui si aprono due vani laterali voltati e absidati e uno semicircolare coperto a volta. Sulle pareti intonacate si conservano numerose pitture tracciate con il carbone e il colore raffiguranti divinità ed eroi della tradizione classica, simboli cristiani e numerose imbarcazioni che vengono collegate al culto delle acque.

 
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